martedì 19 novembre 2013

Due Europe tra Seicento e Settecento: l'assolutismo in Russia e Prussia

La Russia era rimasta isolata dai grandi cambiamenti sociali e culturali dell'Europa occidentale.
Lo zar Pietro I il Grande, al potere dal 1689, cercò di occidentalizzarla: voleva edificare uno Stato assoluto, sottolineando la nobiltà e tutte le istituzioni che, come la Chiesa ortodossa, si opponevano alle riforme. Pietro riuscì ad avviare la modernizzazione della Russia che restò tuttavia un paese economicamente e socialmente arretrato.

La Prussia, un regno affermatosi nel corso del Seicento, era frammentata e arretrata. Federico Guglielmo I (1713-1740) la rinnovò, portandola fra le grandi potenze europee.
Alla Fine del regno di Federico Guglielmo I la Prussia poteva vantare un apparato burocratico e un sistema fiscale efficienti.
Soprattutto il sovrano poteva disporre di un agguerrito esercito guidato da un corpo di ufficiali preparati ed estremamente fedeli. Alla sua morte (1740), lasciò al figlio Federico II uno stato pronto a espandersi e a inserirsi a pieno titolo nelle contese delle grandi potenze europee.



Lo sviluppo di Russia e Prussia tra Sei e Settecento presenta alcuni aspetti comuni:
- i sovrani riformarono lo Stato puntando all'assolutismo anche attraverso la creazione di una burocrazia statale stabile. L'apparato militare ebbe grande rilevanza: in Prussia l'esercito costituì la base dell'espansione del paese;
- dal punto di vista sociale si cercò di sottoporre la nobiltà alla Corona, inserendola nei ranghi dell'amministrazione statale. In Russia fu forte la spinta verso l'occidentalizzazione degli usi e della cultura.
Tuttavia, in entrambi i casi, le riforme vennero imposte dall'alto a una società contadina, in cui dominava il latifondo e mancava la borghesia imprenditoriale e produttiva.

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